Vi sono moltissime forme di disabilità visiva. Secondo una definizione comune, una persona è considerata disabile visiva quando non è in grado di leggere un normale carattere di giornale nemmeno con gli occhiali da lettura o le lenti a contatto. Oltre a questa difficoltà nella cosiddetta visione nitida, una disabilità visiva può però anche consistere in una serie di limitazioni, combinate tra loro, per esempio riduzione del campo visivo, disturbi a livello di motricità oculare, problemi di elaborazione degli stimoli visivi nel cervello ecc. Anche l'ambiente circostante, per esempio le condizioni d'illuminazione, i tracciati, le informazioni acustiche ecc., e la situazione personale del singolo, come l'attenzione e il sostegno degli altri, nonché l'uso dei mezzi ausiliari, svolgono un ruolo fondamentale.
Dal punto di vista giuridico, va sottolineata l'importanza delle disposizioni delle assicurazioni sociali e della legge sulla circolazione stradale. Per beneficiare delle prestazioni dell'assicurazione invalidità (AI) sono determinanti i certificati medici e i rapporti degli specialisti in Low Vision, che forniscono informazioni sulla diagnosi, sull'acuità visiva, sulle limitazioni del campo visivo, sulla capacità di percepire i contrasti, sulla sensibilità all'abbagliamento ecc. Nella Circolare sull'invalidità e la grande invalidità nell'assicurazione per l'invalidità (CIGI) vengono stabiliti i valori per l'acuità visiva centrale e le limitazioni del campo visivo determinanti per diagnosticare un'ipovisione grave. Idealmente, l'assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) dovrebbe rifarsi all'AI, tuttavia in genere versa solo una parte delle prestazioni anche alle persone che si trovano ad affrontare una disabilità visiva soltanto dopo il pensionamento.
Nel traffico stradale, generalmente una persona è considerata disabile visiva se si fa riconoscere con il bastone bianco. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), una persona è considerata cieca se vede meno del 5 per cento (visus inferiore o uguale allo 0,05). Tuttavia, non è per nulla facile stabilire per ogni persona il rapporto esistente tra un “disturbo di salute” e la relativa disabilità.
Una persona è considerata sordocieca o affetta da disabilità visiva e uditiva se ha contemporaneamente un grave problema alla vista e all'udito. Alcune persone sordocieche non vedono e non sentono, mentre altre hanno ancora un residuo visivo e/o uditivo a cui far capo. La combinazione di queste due disabilità sensoriali non permette di usare un senso per compensarne un altro. Per questo motivo, le persone sordocieche non riescono a beneficiare approfittare appieno delle prestazioni e dei mezzi ausiliari destinati alle persone con disabilità visiva, cieche, con disabilità uditiva o sorde. L'UCBC utilizza il termine "disabilità visiva e uditiva" come sinonimo di "sordocecità": di fatto è praticamente impossibile fare una distinzione netta tra i due concetti.
In Svizzera, chi ha una capacità visiva limitata non deve darne notifica a un'autorità o a un'organizzazione. Lo stato di salute delle persone è una questione privata, a meno che si faccia richiesta di prestazioni finanziarie per le spese mediche e i mezzi ausiliari o di una rendita. Per questo motivo, in Svizzera non esistono statistiche precise sulle disabilità visive e su quelle visive e uditive. Ciononostante, l'UCBC ha raccolto tutti i dati disponibili e ha stimato che le persone con disabilità visiva o cieche che vivono in Svizzera sono circa 377'000. Le percentuali, però, variano a seconda della fascia d'età: il 3,3 per cento delle persone sotto i 40 anni sono affette da disabilità visiva o sono cieche, mentre tra i 40 e i 59 anni la percentuale è del 2,5 per cento, tra i 60 e i 79 anni passa al 7,3 per cento e tra gli ultraottantenni sale al 28,8 per cento. Con l'età è naturale che il potenziale visivo diminuisca, ma questa riduzione dell'acuità visiva può subentrare prima o in misura maggiore in seguito a una malattia. Di conseguenza, in età avanzata moltissime persone, che nel corso della loro vita hanno avuto una capacità visiva buona o soddisfacente, si devono confrontare con disabilità di non poco conto.
Circa la metà degli ultranovantenni, infatti, presenta una disabilità visiva. L'UCBC stima almeno a 57'000 le persone con disabilità visiva e uditiva o sordocieche. Anche in questo caso l'età gioca un ruolo molto importante. Nella maggior parte dei casi le disabilità visive e le disabilità visive e uditive si presentano nel corso della vita e poi peggiorano con l'avanzare dell'età.
La causa più frequente di una disabilità visiva è il naturale processo d'invecchiamento. La cosiddetta degenerazione maculare legata all'età, per esempio, causa un'importante riduzione della funzione visiva, con perdita della visione centrale, il che rende difficoltosa o impossibile la lettura. Tuttavia, questa patologia non porta alla cecità totale.
Altre cause di disabilità visiva possono essere infortuni o malattie come il diabete, la cataratta, il glaucoma, le retinopatie (per esempio la retinite pigmentosa, una malattia ereditaria) e lesioni prenatali.
Per orientarsi e raccogliere il maggior numero d'informazioni, le persone con grave disabilità visiva, cieche o con disabilità visiva e uditiva utilizzano gli “altri” sensi. Imparano cioè a usarli in maniera mirata, il che dà loro una capacità percettiva molto differenziata. Gli altri sensi non sono dunque più sviluppati, ma meglio allenati.
Risulta problematico confrontare queste due disabilità. In entrambi i casi, infatti, molto dipende dal modo in cui, nel corso della vita della singola persona e del suo ambiente circostante, sono subentrate le disabilità e dalla misura in cui possono essere superate In linea generale si può dire che la disabilità visiva influisce maggiormente sugli aspetti funzionali (orientamento, mobilità, accesso alle informazioni ecc.), mentre la disabilità uditiva su quelli sociali (comunicazione ecc.).
Certamente! La televisione è uno dei mezzi d'informazione e d'intrattenimento preferito anche delle persone cieche e con grave disabilità visiva. Nelle trasmissioni informative e nei documentari il commento sonoro permette di capire praticamente tutto. La situazione è un po' più complicata con i film, anche se in molti casi, conoscendo il contesto, si riesce a seguire la trama pur non vedendo le immagini. Da qualche anno, per gli spettatori ciechi è stato creato un servizio speciale: l'audiodescrizione dei film tramite il secondo canale audio, grazie alla quali viene fornita una descrizione di ciò che appare e accade sullo schermo.
Anche le persone cieche vanno volentieri al cinema o a teatro, così come guardano volentieri la TV. Andando al cinema o a teatro, però, beneficiano anche dell'esperienza di "uscire di casa". Le persone cieche apprezzano quanto le persone vedenti l'atmosfera speciale che si respira in un cinema o in un teatro.
Il concetto di colore non è ovviamente di tipo visivo. Molte persone cieche collegano quindi i colori a determinate rappresentazioni mentali di oggetti o sensazioni. Anche le persone cieche dalla nascita sanno che il cielo è azzurro, l'erba verde e la neve bianca. Alcuni associano il colore rosso al caldo, il marrone all'odore della terra bagnata e il bianco alla sensazione di morbidezza.
In linea di principio, le persone cieche dalla nascita sognano come le persone vedenti. I sogni sono composti di scene di vita con contenuti in parte reali e in parte di fantasia e dalle sensazioni che ne scaturiscono. Le percezioni nei sogni non sono molto diverse da quelle della vita reale. La situazione è diversa per le persone che perdono la vista più avanti negli anni e che spesso, quando sognano, hanno ancora l'impressione di vederci.
Oggigiorno, il verbo "vedere" ha un significato ben più ampio di "percepire attraverso gli occhi". "Vedere" significa anche "riconoscere", "capire" e "incontrare". Per questo motivo, anche alle persone cieche possiamo dire: «Ieri ho visto Pietro», «L'ho visto» o «Arrivederci!». Non è quindi assolutamente necessario cercare in modo spasmodico una parola che sostituisca il verbo "vedere". Diversa è la situazione per l'avverbio "là", che generalmente non può fornire alcuna informazione a una persona cieca.